Dai chirurghi plastici di Aicpe Onlus un aiuto ai terremotati delle Marche

Un contributo per aiutare le popolazioni in difficoltà dopo il terremoto. È il senso dell’iniziativa di AicpeOnlus, la branca di Aicpe (Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica) dedicata alla beneficenza e al volontariato che, dal 24 agosto, giorno della prima di una purtroppo lunga serie di scosse, si è attivata per raccogliere fondi tra i propri soci per aiutare le zone terremotate. «Grazie alla generosità dei nostri soci sono stati raccolti 6mila euro che abbiamo destinato al Comitato della Croce Rossa Italiana di Visso, in provincia di Macerata. Abbiamo scelto di aiutare questa zona nei monti Sibillini che è rimasta un po’ fuori dai riflettori: qui le scosse non hanno fortunatamente fatto vittime, ma gli edifici sono danneggiati o crollati e la maggior parte della gente ha dovuto andarsene. Abbiamo voluto dare un contributo a chi si trova ancora in quei posti martoriati dal terremoto, cercando di andare avanti e di rimettere insieme i pezzi» dice Marco Stabile, presidente di AicpeOnlus.

«Ogni aiuto per noi è importante» dice Giovanni Casoni, presidente del Comitato della Cri di Visso, piccolo comune sugli Appenini con 1200 abitanti, ribattezzato la Perla dei Sibillini e inserito nella lista dei borghi più belli d’Italia. Oggi molti degli edifici storici più importanti sono crollati, dai rilievi risulta che almeno il 70% delle case è inagibile, le altre devono ancora essere visionate.

«Le raccolte di viveri, abbigliamento o altro per noi sono difficili da gestire, perché il rischio è che ci arrivi materiale che non ci serve o in sovrannumero. È più utile avere dei soldi per fare acquisti tempestivi e mirati. Per questo ringraziamo AicpeOnlus che ha preso a cuore la nostra sofferenza e i disagi causati da questo catastrofico evento sismico. Forniremo poi un resoconto dettagliato di come spenderemo i soldi che riceveremo» aggiunge Casoni.

Oltre che di Visso, il Comitato locale si occupa dei vicini comuni di Ussita e Castel Sant’Angelo sul Nera. «La popolazione si è trasferita per la maggior parte negli alberghi in riviera, qui sono rimaste 200 persone, soprattutto pastori e allevatori di trote che non possono andarsene. E poi ci sono 550 persone tra personale della Cri, volontari, soldati dell’esercito e tecnici incaricati di verificare l’agibilità degli edifici» continua Casoni.

Con il terremoto, la Cri di Visso non si occupa più solo dell’attività del 118, ma anche di altre attività per il campo terremotati, come il ristoro nella sede della Cri, l’assistenza sanitaria e, soprattutto, quella psico-sociale. Inoltre si occupa della somministrazione dei pasti, consegnando a domicilio generi alimentari di prima necessità, forniamo un servizio di taxi sanitario e assistenza della popolazione.

Il Comitato della Cri di Visso conta 5 dipendenti, più i volontari, per una ventina in totale. «Dalle altre Cri d’Italia ci inviamo personale per darci il cambio – spiega Casoni -. Anche perché noi della zona siamo i primi a essere sfollati. Non abbiamo più una casa e non è facile, abbiamo dovuto lasciare tutto. A mancarci non sono tanto le mura, quanto tutto quello che c’è dentro: fotografie, ricordi, oggetti che si vedono quotidianamente diventando un punto di riferimento e che improvvisamente non ci sono più».

La base di tutte le attività ora è l’ex scuola, una struttura antisismica in legno donata dopo il terremoto del ’97. «Qui coordiniamo i lavori, c’è un bar in cui offriamo caffè caldo a tutte le ore, e ci sono delle camere in cui dormiamo. Insieme con l’Esercito, prepariamo e distribuiamo i pasti in una tensostruttura, che è riscaldata, ma che con l’arrivo del freddo invernale non è più adatta e deve essere cambiata. Ci sono poi dei container adibiti a varie funzioni: posta, farmacia e adesso stiamo attivando la lavanderia. Gli abitanti che sono rimasti dormono in camper o vecchie roulotte che hanno recuperato da amici: una soluzione provvisoria, in attesa dei moduli abitativi che dovrebbero arrivare».

La situazione è ancora critica e lo è ancora di più adesso che l’inverno sta arrivando: «Con l’arrivo del freddo, la situazione peggiora: siamo a 7/800 metri di altitudine, ma salendo di 500 metri c’è già la neve. E la terra non smette di tremare: qualche notte fa c’è stata una scossa di 3.9 gradi, quindi non assestamento, ma un terremoto vero e proprio. Ci stiamo abituando a tutto, ma la paura resta».

Originario della zona, Giovanni Casoni si è trasferito a Visso nel 2005: «Di quello che sarà il futuro non so cosa dire: La situazione non è facile, ma non sono ancora riuscito a mettere a fuoco la situazione, a pensare a quello che sarà. Lavorando nella Croce Rossa sono troppo impegnato a gestire ogni giorno l’emergenza».

 

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