Il Dl Ristori lascia senza tutele gli agenti di commercio della vendita a domicilio, Univendita: «Dimenticanza da sanare subito, sono lavoratori in enorme difficoltà»

Il Dl Ristori dimentica agenti e rappresentanti di commercio della vendita a domicilio, una categoria di lavoratori che ormai da quasi un anno vive enormi difficoltà lavorative e oggi è ulteriormente limitata nella propria attività dalle ultime restrizioni anti contagio. A renderlo noto è Univendita, la maggiore associazione di categoria del settore, che sottolinea la disparità di trattamento rispetto ai lavoratori inquadrati come “incaricati alla vendita” che operano nello stesso settore. «Una disparità inspiegabile che va subito sanata – dichiara il presidente di Univendita Ciro Sinatra –. Abbiamo scritto oggi ai politici affinché intervengano con un emendamento che scongiuri l’eventualità che una delle categorie di lavoratori più colpite dalla crisi rimanga senza alcuna forma di sostegno economico».

La proposta emendativa di Univendita mira a includere nella platea di beneficiari del bonus previsto dall’articolo 15 del Dl Ristori anche gli agenti e rappresentanti di commercio che svolgono in via esclusiva la propria attività nell’ambito della vendita diretta a domicilio, categoria che non risulta ricompresa nel dettato dell’articolo 1 del medesimo decreto. «Questi lavoratori – spiega sempre Sinatra – non sono individuabili attraverso uno specifico codice ATECO, essendo chiamati a vendere un’ampia gamma di categorie merceologiche, ma al pari degli incaricati alla vendita diretta a domicilio, che hanno invece diritto al bonus, sono fortemente limitati nella propria attività lavorativa». Infatti, a norma dei Dpcm del 18 e 24 ottobre e del 4 novembre e del decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, viene fortemente sconsigliato per i cittadini ricevere nelle proprie abitazioni persone diverse dai conviventi, cosa che rende ulteriormente difficile il lavoro per chi pratica la vendita a domicilio.

«Incaricati e agenti della vendita a domicilio svolgono la medesima attività – fa notare sempre Sinatra –  appare dunque inaccettabile che i primi siano correttamente percettori del bonus di cui all’articolo 15, mentre i secondi – pur privati della possibilità di lavorare – non possano goderne. Si tratta di un beneficio che certamente potrà giovare a chi sta vivendo ormai da quasi un anno enormi difficoltà lavorative e di cui ha pieno diritto anche questa figura professionale, ugualmente colpita da quanto previsto dai provvedimenti già citati».

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